Breve biografia di Albert Ellis
(liberamente tratta da La terapia razionale emotiva comportamentale di M. Di Pietro, edizioni Erickson)
Albert Ellis nacque a Pittsburgh nel 1913 e crebbe a New York. Era il maggiore di tre figli, ed ebbe un’infanzia caratterizzata da una salute cagionevole e varie difficoltà familiari dalle quali cercò di trarre il meglio imparando ad usare la sua testa per diventare, secondo le sue stesse parole, “un deciso e testardo problem solver”.
I suoi genitori sembra fossero poco premurosi e anaffettivi: il padre era spesso in viaggio per affari, che peraltro non gli rendevano molto, e la madre veniva descritta da Ellis come egocentrica e bipolare.
I suoi genitori divorziarono quando egli aveva 12 anni e toccò a lui occuparsi dei due fratelli minori.
Una grave disfunzione renale lo costrinse ad abbandonare ogni attività sportiva e a dirigere i suoi interessi verso i libri.
Durante la gioventù Ellis aveva una gran paura di parlare in pubblico ed era estremamente timido con le ragazze. Quando era studente si costrinse ad attaccare conversazione con 100 giovani donne, nell’arco di un mese, nel giardino botanico del Bronx. Malgrado non fosse riuscito ad ottenere neanche un appuntamento, il giovane Ellis superò il suo imbarazzo con le donne e la paura di essere rifiutato. All’epoca coltivava il sogno di diventare un famoso scrittore di narrativa. Per realizzare quel sogno, pensava di darsi al commercio e di ricavarne abbastanza denaro per poi ritirarsi e dedicarsi allo scrivere senza la preoccupazione di come guadagnarsi da vivere.
La grande depressione degli anni ’20 mise fine a questi suoi sogni e nel 1934 ottenne una laurea in amministrazione presso la City University di New York, dopo la quale iniziò, assieme al fratello, un’attività commerciale nell’ambito dell’abbigliamento. A quell’epoca Albert Ellis continuava a dedicare gran parte del suo tempo a scrivere racconti, commedie e poesie.
All’età di 28 anni aveva completato almeno due dozzine di manoscritti, ma non era riuscito a pubblicarne neanche uno. Si rese quindi conto che il suo futuro non era la narrativa e si rivolse alla saggistica, cominciando ad occuparsi di quello che lui chiamava “la rivoluzione sessuale nella famiglia”. Ottenne prima la laurea in psicologia clinica e poi il dottorato di ricerca presso la Columbia University. Per qualche anno insegnò presso l’Università di New York e presso la Rutgers University e comincio a credere che la psicoanalisi fosse una valida forma di terapia. Decise quindi di intraprendere un training psicoanalitico per diventare un rinomato analista.
Malgrado a quell’epoca le istituzioni psicoanalitiche rifiutassero di accettare allievi non medici, ebbe la possibilità di frequentare il Karen Horney Institute presso cui fu accettato per un’analisi didattica.
Fu così che Albert Ellis completò il suo training e iniziò a praticare la psicoanalisi sotto la guida del suo supervisore Richard Hulbeck, allievo di Hermann Rorschach. Negli anni che seguirono Ellis cominciò però ad essere sempre più disilluso dalla psicoanalisi per l’eccessiva lunghezza del percorso psicoanalitico e per gli scarsi risultati che si ottenevano dal punto di vista terapeutico.
A questo punto Ellis si rese conto che più si allontanava dalla psicoanalisi, più diventava efficiente ed efficace come terapeuta. Iniziò quindi a esaminare cosa fosse a rendere più efficace il suo nuovo modo di lavorare e si rese conto che i suoi clienti miglioravano nella misura in cui egli riusciva ad aiutarli nel cambiare il modo in cui essi pensavano riguardo a se stessi e ai propri problemi, ossia man mano che si produceva in loro quella che in seguito sarebbe stata chiamata “ristrutturazione cognitiva”.
Nel 1955 con il saggio "New approches to psychoterapy techniques", queste nuova metodologia venne inizialmente denominata Rational-Therapy, poi rinominata Rational-Emotive Therapy (RET). La prima esposizione pubblica sulla RET fu presentata da Ellis a Chicago nel 1956 al congresso dell’American Psychological Association e pubblicata nel 1958. Da allora in poi Ellis fece della crescita e dello sviluppo della terapia razionale-emotiva il suo principale interesse.
A metà degli anni ‘50 del secolo scorso, Ellis aveva ormai abbandonato completamente la psicoanalisi, sentendosi, a suo dire, molto più onesto con se stesso e aveva sistematizzato il suo modo di lavorare sui disturbi emotivi, basato sul confronto con le idee irrazionali dei suoi clienti. In discussioni aneddotiche sulla sua vita Ellis era solito affermare: “Quando divenni un terapeuta razionale-emotivo tutta la mia personalità cominciò a vibrare”. Il primo libro di Albert Ellis sulla REBT fu How to live with a neurotic, pubblicato nel 1957.
Ellis si era interessato fin da giovane alla filosofia della felicità umana e, nel gettare le basi del suo approccio psicoterapeutico, fu molto influenzato dallo stoicismo e dal pensiero buddista, soprattutto della corrente Zen. Un’altra importante fonte di influenza per Ellis fu la semantica generale di Korzbosky, che sottolineava il potente effetto esercitato dal linguaggio sul pensiero.
Nel 1959 Albert Ellis fondò l’Institute for Rational Living (successivamente Institute for Rational Emotive Therapy e più recentemente Albert Ellis Institute) dove iniziò a condurre workshop ed insegnare ad altri terapeuti il suo modo di fare psicoterapia. Il suo primo grande successo editoriale fu The art and science of love, pubblicato nel 1960. In tutta la sua vita Ellis pubblicò una sessantina di libri e più di 600 articoli. L’Istituto fu frequentato da personaggi che poi sono diventati figure di spicco della Terapia Cognitivo-Comportamentale, quali Aaron Back, Arnold Lazarus e Steven Hayes, tanto per citare alcuni dei più noti.
Una pietra miliare per la diffusione della REBT fu la pubblicazione, nel 1962, del testo di Albert Ellis Reason and Emotion in Psychoterapy (tradotto in italiano col titolo Ragione ed Emozioni in Psicoterapia) in cui venivano esposti i fondamenti della sua prassi psicoterapeutica. Nel 1975 pubblicò il testo A New Guide to Rational Living, uno dei libri di autoaiuto di maggior successo che fece conoscere al vasto pubblico la prospettiva razionale emotiva.
Nel 1982 fu valutato dalle Associazioni degli Psicologi statunitense e canadese al secondo posto, (al primo figurava Carl Rogers) in una classifica dei più influenti psicoterapeuti del XX secolo.
Nel 1993 Albert Ellis decise di trasformare il nome della forma di psicoterapia da lui creata in Rational Emotive Behavior Therapy, aggiungendo la B di Behavior all’acronimo, che quindi divenne REBT. Il motivo per cui avvenne questo cambiamento fu essenzialmente per il desiderio di Ellis di superare quello che allora era un fraintendimento diffuso riguardo alla RET. Il fatto cioè che essa fosse erroneamente considerata da molti una terapia esclusivamente cognitivista. Introducendo la B di Behavior, Ellis volle sottolineare l’importanza del cambiamento comportamentale oltre che cognitivo. In un periodo in cui alcuni ritenevano che, dopo il diffondersi di approcci cognitivisti, il comportamentismo fosse ormai superato, Ellis volle enfatizzare le componenti comportamentali della sua psicoterapia. Non a tutti piacque questo cambiamento di denominazione soprattutto nei circoli più fondamentalisti del cognitivismo italiano. Ma come Ellis ebbe a dire “Cambiare il nome [della RET] quando esso è ormai diventato ampiamente popolare presenta qualche inconveniente e sono certo che alcuni dei suoi più tenaci sostenitori non ne saranno molto entusiasti. È un peccato, ma non sarà certo terribile!”.
Ellis si sposò due volte, ma non ebbe mai figli. All’età di 40 anni gli fu diagnosticato il diabete e per tutta la vita fu costretto ad assumere insulina. Ebbe numerose relazioni, ma molte di breve durata e spesso conflittuali. La relazione più significativa e longeva fu quella iniziata nel 1964 con la psicologa Janet Wolfe che durò fino al 2002. Janet Wolfe ebbe anche un lungo rapporto di collaborazione con Ellis e per diversi anni occupò la carica di executive director dell’Institute for Rational Emotive Therapy.
Ellis morì per arresto cardiaco e insufficienza renale il 24 luglio 2007. Uno dei suoi ultimi scritti fu un articolo in cui auspicava una possibile integrazione tra la REBT e l’ACT (Acceptance and Commitment Therapy).