Il noto modello ABC resta un efficace strumento di concettualizzazione dei problemi emotivi, adottato non solo nella REBT ma anche in altre forme di psicoterapia cognitivo-comportamentale. Il maggior vantaggio del modello risiede nella sua estrema semplicità e praticità. Semplice non significa però semplicistico. Il modello è stato aggiornato da vari autori, e sebbene non esista un modello canonico ortodosso a cui tutti gli psicoterapeuti REBT debbano aderire, la maggior parte di essi orienta la concettualizzazione dei problemi psicologici dei pazienti secondo linee abbastanza comuni.
Per riassumere molto schematicamente, ricordiamo che la REBT propone una teoria della personalità e dei disturbi psicopatologici in cui gli esseri umani vengono visti come individui che cercano di realizzare i loro scopi in un dato ambiente, e che incontrano una serie di eventi attivanti (A) i quali tendono a favorire od ostacolare questi scopi. Gli A non sono quasi mai semplici eventi esterni, ma includono anche ricordi, immagini mentali percezione della realtà. I pensieri (B) riguardano soprattutto le pretese assolute nei riguardi di se stessi e del mondo più altre categorie derivative di pensiero irrazionale. Le conseguenze emotive e comportamentali (C) sono le reazioni dell’individuo ai contenuti che compaiono al punto B.
Secondo la REBT, gli individui elaborano continuamente un gran numero di pensieri, idee, convinzioni (B) sugli eventi attivanti (A), e questi B tendono ad esercitare forti influenze sulle conseguenze (C) emotive, comportamentali. Sebbene spesso possa sembrare che gli A “provochino” direttamente o indirettamente le conseguenze C, in realtà questo accade molto di rado perché i B agiscono abitualmente da importanti mediatori fra A e C. Si potrebbe pertanto dire che siano piuttosto i B a determinare più direttamente le conseguenze C. Gli esseri umani non sperimentano praticamente mai gli A senza qualche B e qualche C; né d'altra parte possono, se non assai raramente, sperimentare B e C senza un qualche A.
Le conseguenze emotive e comportamentali (C) discendono quindi dall'interazione degli A e dei B. Esse sono quasi sempre certamente non “causate” ma in varia misura influenzate dagli A, perché gli esseri umani hanno una sicura tendenza a reagire agli stimoli ambientali. Inoltre, se l'A è obiettivamente dotato di una materiale e tangibile potenza (come, ad esempio, un concreto disastro generale o personale) o se ha le caratteristiche di uno stimolo condizionato (come nel caso di molte fobie), la sua influenza su C diviene inevitabilmente molto sensibile. Quando però il C è un disturbo emotivo che ha rilevanza clinica (depressione, ansia, ostilità , colpa), l'influenza o la “causa” più diretta è quasi sempre rappresentata dai B. I disturbi emotivi possono talvolta dipendere dagli A particolarmente potenti accennati sopra, oppure da fattori organici, ma anche in questi casi vengono di solito accompagnati da B che contribuiscono al disturbo.
I C consistono solitamente di emozioni o stati d'animo e comportamenti, ma talvolta anche di pensieri o cognizioni, come accade ad esempio nelle ossessioni. Essi inoltre interagiscono con, ed inevitabilmente includono, elementi degli A e dei B. Si può insomma concludere che nessuna delle tre componenti A, B e C rappresenta un'entità diretta, monolitica e pura, ma esse sono piuttosto da considerare come fondamentalmente composite e più o meno strettamente collegate.